Scusa il disordine.
Ammetto d’avere pronunciato più – Scusa il disordine – che non – Bene grazie e tu? –
L’ho sussurrata piano accompagnando qualcuno alla scrivania, in laboratorio, a casa, nel mio cuore.
Sarebbe stato meglio dirlo in maniera ordinata: “scusa il mio funzionamento vistosamente irregolare”.
Figlia di una madre che tutto può, specializzata in lotta al granello di polvere, ho investito ore bambine cercando un attestato, una foto sfocata che confermasse la mia adozione. Mi sono sempre sentita qualcos’altro ma non in un senso figo. Lei ha poche cose e sono tutte in fila.
Anche io ho poche cose, ma le ho ridotte in pezzetti minuscoli che poi ho riassemblato più volte…non so come, ma ogni volta mi avanzano elementi che preferisco non usare più, rimangono sparsi nello spazio, qualcuno lo chiama disordine e allora anche io.
Ho trasformato quei pezzi in colori a cera, li uso per lasciare segni che in pochi capiscono, ma quando capita d’incontrare qualcuno che parla la lingua del sotto sopra ci riconosciamo in silenzio, lasciamo giocare insieme i nostri disordini mentre prendiamo un caffè.
Soffro di perdita dell’appropriato criterio di collocazione, anzi più che soffrirlo lo cavalco, quindi:
Scusa il disordine ma non sapevo dove metterti
Scusa il disordine ma io lo chiamo vita
Ecco il mio disordine
Eccomi.
Ciao.
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