Abbiamo accesso a numerose informazioni. Possiamo vedere le tragiche derive umane passarci tra le mani. Con un telefono “raggiungiamo” luoghi lontani, attiviamo empatia e rabbia in sequenze alterne per 24 ore seguite da altre 24 che poi c’era una volta un Re seduto sul sofà e diceva alla sua serva RACCONTAMI UNA STORIA e la serva incominciò. La sproporzione tra quanto vediamo succedere e il quasi niente su cui possiamo incidere crea una voragine che io (ad esempio) non so come chiudere. Sapere non basta, neanche ingoiare frustrazione. Come fare per tutti? Perchè è questo che vorremmo: sapere che le scelte di UNO corrispondano al reale miglioramento di ALTRO. Forse se non avessimo vissuto in una cultura che ci spinge a percepirci al centro del mondo accetteremo i nostri limiti. Forse possiamo fare il meglio che possiamo con ciò che abbiamo.
O forse bisogna solo essere un po’ matti per non impazzire.
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